Vedremo come andrà il bilaterale tra la Meloni e Trump. Nell’attesa la classe politica italiana si sta rincorrendo per difendere o attaccare la Presidente del Consiglio. Bruno Tucci scrive questo articolo su Blitz Quotidiano per sottolineare l’atteggiamento che sulla questione sta tenendo l’opposizione. “La premier deve ancora salire sull’aereo che la porterà alla Casa Bianca, ma prima ancora di sedersi davanti a Trump irrompono sulla scena le prefiche che prevedono accordi che saranno totalmente negativi non solo per l’Italia, ma forse e soprattutto per l’Europa. In prima linea quella opposizione che pur di parlar male del governo fa il tifo contro il nostro Paese. Interessi di bottega, meglio i voti e le preferenze nella speranza di un ribaltone che possa cambiare l’inquilino di Palazzo Chigi”. Tucci si chiede: “non si dovrebbe stare tutti uniti in un momento così delicato con il mondo in rivoluzione per le cervellotiche decisioni della Casa Bianca?”.
Calenda difende la Meloni sulla trasferta alla Casa Bianca
Sul viaggio della Meloni a Washington c’è chi l’attacca e c’è chi la difende. In questo caso c’è Calenda che la difende. Intervistato dal Quotidiano Nazionale “liquida le polemiche come ‘demenziali’. Il leader di Azione difende la premier, sottolineando l’incoerenza delle critiche. ‘Non ho letto le stesse proteste quando il premier inglese Starmer e il presidente francese Macron sono andati da Donald Trump’, osserva. Per Calenda, è difficile comprendere perché una premier non dovrebbe accettare un invito ufficiale. Le polemiche, a suo dire, appaiono ‘avvilenti e un po’ ideologiche’. Questa difesa di Calenda è un elemento di osservazione importante. Potrebbe segnare un nuovo passo di avvicinamento di Azione verso il centrodestra? Non sarebbe una novità, perché in molte elezioni amministrative l’accordo tra Calenda ed il centro-destra c’è già stato. In questa prospettiva le varie posizioni potrebbero voler dire molto di più di quel che dicono.
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Bonacini (PD), bilaterale Usa-Italia: “La Meloni vada a sostenere la linea europea”
Anche Stefano Bonacini, presidente del Partito Democratico, prende posizione sul viaggio di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Su Blitz Quotidiano si legge che intervistato dalla Stampa, Bonacini spiega “che la tanto vituperata Europa si sia mossa nel modo giusto. Ha reagito in maniera compatta, a parte il solito Orban, ma anche serena, senza mostrarsi timorosa, prospettando dei controdazi, che ora ha fatto bene a congelare. Deve andare avanti determinata nella trattativa, anche valutando un intervento sulle big tech americane”. Dunque, una posizione decisa, anche soprattutto tenendo di conto che l’idea della web tax ha molto diviso gli schieramenti. “Spero che la premier Meloni”, ha poi aggiunto, “abbia capito che puntare sull’amicizia personale con Trump non funziona. Il suo viaggio è legittimo ma è evidente che a questo punto abbia poco senso, non penso possa ottenere molto. Vada a sostenere la linea europea, consapevole che non c’è altra strada”.
Bonelli (AVS): “Nel suo viaggio a Washington Giorgia Meloni dirà signorsì a Trump”
L’opposizione attacca la Meloni in vista del bilaterale con Trump. A dire la sua è il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) Angelo Bonelli. “Nel suo viaggio a Washington Giorgia Meloni dirà signorsì a Trump. Dirà sì: all’acquisto di gas americano, che costa molto; all’acquisto di armi statunitensi; all’importazione di carni piene di ormoni e di prodotti agricoli americani ricchi di pesticidi. Tanti si che non vanno certo nella direzione dell’interesse nazionale e della tutela della salute e dell’ambiente. Meloni è in prima linea nel tentativo di cancellare il Green Deal europeo, una strategia fondamentale per combattere la crisi climatica e costruire un’economia sostenibile. È chiaro che per lei la transizione ecologica non è una priorità, ma un ostacolo da abbattere per favorire vecchi modelli economici inquinanti e dipendenti dalle lobby fossili”. Pe leggere tutto l’articolo pubblicato su Blitz Quotidiano cliccare nel link qui sotto.
Il ministro Giorgetti è prudente sul bilaterale USA-Italia
Si avvicina l’atteso bilaterale tra la Meloni e Trump. Ancora pochi giorni e i due si incontreranno nello Studio Ovale. In riferimento a questo appuntamento “il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti”, si legge su Blitz Quotidiano, “ha dichiarato a margine dell’Ecofin informale a Varsavia che l’Italia ‘si merita tanto e non si aspetta niente’ dall’incontro programmato tra la premier Giorgia Meloni e il presidente USA Donald Trump. In merito all’aumento delle spese per la difesa, il ministro ha confermato che l’obiettivo del 2% del Pil è da raggiungere senza attivare la clausola nazionale per la sospensione del Patto di stabilità”. Una posizione che non sbilancia in avanti nessuno, benché meno il Governo, e non potrebbe essere stato altrimenti. Il ministro Giorgetti è persona prudente ed è consapevole che in questo momento, alla vigilia di un bilaterale così delicato, non è consigliata nessun balzo in avanti, nessuna sbavatura istituzionale.
Standard&Poor’s migliora il rating del debito pubblico italiano
Il rating del debito italiano migliora. A dirlo Standard&Poor’s. “L’agenzia di rating S&P Global ha alzato il rating dell’Italia venerdì, in una mossa a sorpresa, pochi giorni dopo che Roma aveva dimezzato le sue previsioni di crescita economica a causa delle turbolenze dei mercati globali e annunciato un aumento dell’enorme debito pubblico quest’anno e il prossimo”. Lo scrive Sergio Carli su Blitz Quotidiano, collegando le due notizie insieme. “Gavin Jones ricorda che già Fitch ha confermato il rating BBB con outlook positivo, mentre Moody’s ha assegnato all’Italia un rating Baa3 con outlook stabile. L’upgrade di S&P, osserva, rappresenta un incoraggiamento per il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni in vista dell’incontro con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Washington giovedì, che dovrebbe concentrarsi sui dazi commerciali statunitensi, che hanno colpito i mercati finanziari di tutto il mondo e offuscato le prospettiva economiche. Per leggere tutto l’articolo cliccare al link qua sotto.
Zuckerberg a processo per l’acquisto di WhatsApp e Instagram
Per Mark Zuckerberg continuano ad arrivare problemi. Dopo la corsa per salire il prima possibile sul carro del nuovo presidente Trump, si apre adesso un processo contro di lui negli Stati Uniti. Ma per quale accusa il creatore di Facebook è chiamato a difendersi? Sul Corriere della Sera si legge che “la Federal Trade Commission ha iniziato le indagini sulla società di Mark Zuckerberg nel 2020 per capire se ci fossero i margini di accusare per violazione dello Sherman Antitrust Act del 1890, la legge in cui si specifica come sia vietato utilizzare pratiche anticoncorrenziali per costruire un monopolio. Secondo i documenti da loro raccolti ci sono. E dunque, oggi 14 aprile, si apre il processo in cui saranno chiamati a testimoniare tutte le più illustri menti di questa storia: lo stesso Zuckerberg, ci si aspetta un’audizione di 7 ore”. Sotto processo l’acquisto di WhatsApp e Instagram.
Oro, il bene rifugio per eccellenza
Investire sull’oro si vince sempre. In questo articolo di Sergio Carli pubblicato da Blitz Quotidiano si legge della “lunga cavalcata dei prezzi dell’oro in mezzo secolo: dai 20 dollari l’oncia (1.200 lire o 40 lire al grammo) del 1970 ai 3.237.61 dollari l’oncia (30 euro o 48.000 lire per oncia, 16.000 lire per grammo) dei giorni scorsi”. Non è un caso se l’oro viene appunto chiamato bene rifugio. “Siamo a un valore superiore di 150 volte a quello del ’70, mentre il costo della vita è aumentato di sole 20 volte. L’attuale rally dell’oro riecheggia quello degli anni ’80, scrivono Polina Devitt e Veronica Brown di Reuters. L’oro ha raggiunto il record di 3.237.6 dollari l’oncia questa settimana, il suo prezzo è aumentato del 16% da inizio anno dopo una crescita del 27% nel 2024” si legge ancora nell’articolo di Sergio Carli. Tutto l’articolo al link qua sotto.
Emmanuel Macron adora il profumo, come il Re Sole Luigi XIV
“La tragedia dell’Eliseo”, il nuovo libro del giornalista di Le Parisien, Oliver Beaumont, riporta che Emmanuel Macron adora il profumo, si cosparge come il Re Sole Luigi XIV, lasciandoci sperare però che, a differenza del grande sovrano, almeno lui si lava. In questa recensione pubblicata su Blitz Quotidiano si legge che “Quando Emmanuel Macron entra nella stanza, lo si sente, afferma il libro citando uno dei suoi ex collaboratori, spiegando che è un modo per affermare il suo potere, quasi per marcare il territorio. L’effetto è immediato. Non è sottile, ma rapido. Significa: attenti, arrivo, afferma un ex collaboratore. Tanto che diversi membri dello staff hanno finito per scherzare su un’espressione che sentivano da un’ala altra: Ha l’odore del presidente. Prosegue: Basta essere nel Vestibolo d’onore per sapere se c’è stato di recente o no, ammette Bruno Roger-Petit, uno dei principali collaboratori di Macron”.