Carlo Cottarelli: “La vera guerra commerciale gli Usa vogliono farla con la Cina”

Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano, ne è convinto. Per lui “la vera guerra commerciale gli Usa non vogliono farla con l’Europa, perché con l’Europa non hanno problemi, ma con la Cina, che è vero nemico dell’America. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale esistono due potenze egemoni equivalenti e sono Stati Uniti e Cina”. Posizione quella di Cottarelli che si sta facendo strada tra gli osservatori. Ed effettivamente ha tutte le carte in regola per essere l’interpretazione più verosimile. Oggi la Cina rappresenta una minaccia reale e concreta per l’egemonia statunitense. Cottarelli ha anche dichiarato che “la Cina è forte almeno quanto gli Stati Uniti, se non di più. Proprio per questo sono convinto che l’America vorrà un riavvicinamento con l’Europa”. Forse quest’ultimo punto è ancora poco manifesto nell’azione politica americana ma potrebbe anche diventare il solco nel quale la Casa Bianca si muoverà.

BlitzQuotidiano

Harvad passa alle vie legali e fa causa all’amministrazione Trump

Ha dell’incredibile lo scontro tra il Presidente degli Stati Uniti e le università americane. Harvad è la prima a ribellarsi alle nuove indicazioni arrivate dalla Casa Bianca, ma con lei si stanno schierando anche altre istituzioni del sapere, come la Columbia University. Alcuni osservatori sostengono che la resistenza delle università potrebbe essere il primo embrione di opposizione che comincia a germogliare nel Paese. Vedremo come si evolverà questa contrapposizione. Intanto “la Casa Bianca”, si legge su Blitz Quotidiano, “ha minacciato di vietare all’Università di Harvard di ammettere studenti stranieri se non accetterà di sottoporsi a controlli sulle ammissioni, sulle assunzioni e sull’orientamento politico”. Ma la risposta di Harvad non si è fatta attendere, ed “i professori dell’università hanno osato far causa all’amministrazione Trump per voler mettere sotto esame nove miliardi di dollari di fondi federali per l’ateneo”. L’azione legale accusa l’amministrazione di violare il Titolo VI del Civil Rights Act.

BlitzQuotidiano

 

Meloni da Trump, cappuccetto rosso nella tana del lupo: che dazi grandi che hai

Meloni da Trump, cappuccetto rosso nella tana del lupo: che dazi grandi che hai

Meloni da Trump. Il presidente la accoglie: “Persona eccezionale”. La Casa Bianca: “Web tax italiana ci danneggia”

Trump accoglie Meloni: “Persona eccezionale. Sono sicuro che l’Ue si accorderà”

La premier lo invita in Italia, bilaterale in corso

Giorgetti: “Spesa per la difesa al 2% già quest’anno”

Difesa, per accontentare Trump una spesa di “altri 10 miliardi”

Michael Mc Grath (Ue): “Si ad un accordo sui dazi, ma dobbiamo prepararci anche al peggio”

L’Europa vuole trovare un punto di risoluzione del contenzioso con gli Stati Uniti, ma è pronta a qualsiasi scenario. “Faremo tutto il possibile per giungere a un esito positivo nei negoziati con gli Usa sui dazi, ma in parallelo dobbiamo prepararci allo scenario potenziale di un mancato accordo”. Lo ha detto il Commissario Ue per la Giustizia, Michael Mc Grath. “I dazi sono la strada sbagliata perché danneggia le imprese e i consumi e, in ultima analisi, possono mettere a rischio anche i posti di lavoro” ha ribadito il Commissario. L’agenzia Ansa riporta che Mc Grath ha anche “sottolineato l’importanza strategica della cooperazione transatlantica: “Ue e Usa devono affrontare insieme sfide cruciali come la sovraccapacità produttiva globale, in particolare nei settori di acciaio e alluminio, che minaccia la resilienza delle nostre filiere, inclusi semiconduttori e farmaceutica. Sono temi su cui dobbiamo lavorare fianco a fianco”.

Ansa

Trump soddisfatto del negoziato per i dazi con il Giappone.

Secondo l’agenzia stampa della Reuters, Trump avrebbe elogiato “i grandi progressi” del negoziato sui dazi aperto con il Giappone. Non è quindi un caso che Honda abbia comunicato di essere pronta a spostare la produzione del modello della Civic ibrida da Tokyo all’Indiana. È quel che vuole Trump con la sua politica commerciale, portare la produzione negli Usa. Per questa ragione, forse, ha sospeso alcuni dazi, per, come dice lui, dare più tempo alle aziende di organizzare il ‘processo di trasferimento’ negli Stati Uniti. Comunque, il presidente ha fatto sapere che seguirà in prima persona la negoziazione con il Giappone e che parteciperà direttamente alle trattative. Viene da domandarsi cosa faranno gli imprenditori italiani davanti a questa nuova realtà. In una recente intervista l’amministratore delegato della Lavazza ha dichiarato che, probabilmente, il caffè che indirizzano al mercato statunitense lo produrranno direttamente negli Usa, cosa che tra l’altro, avviene già per il 50% del loro prodotto.

Reuters

Anche la Russia soffre a causa dei dazi americani

Anche la Russia non sta traendo godimento da questa guerra commerciale dei dazi. Anzi. La situazione sembrerebbe essere non semplice anche per Putin. Su Blitz Quotidiano si legge che “l’economia russa ha subito un forte rallentamento negli ultimi mesi, con settori industriali, al di fuori della difesa, in stagnazione. Si prevede che l’economia si contrarrà ulteriormente se il calo dei prezzi del petrolio e le turbolenze sui mercati globali persisteranno”. A sostenerlo Anna Hirtenstein e Yousef Saba di Reuters. Interessanti queste previsioni, soprattutto perché si dovrà capire come questa situazione russa possa pesare sulle trattative per la pace in Ucraina. L’economia russa che peggiora può essere un fattore positivo o negativo? E quanto Trump potrà utilizzare questa leva per convincere Putin? Questo articolo di Blitz Quotidiano a firma di Mario Tafuri, sviscera la questione della crisi e soprattutto entra nel merito del caos mondiale derivato anche dal calo del petrolio.

BlitzQuotidiano

Kallas (UE): “La Russia non è un Paese democratico e Putin è un dittatore”

Sul fronte della guerra in Ucraina non arrivano le notizie sperate. Sembrava che si dovesse arrivare alla pace in alcuni giorni, ed invece, anche una eventuale tregua, sembra allontanarsi dall’orizzonte. Trump non riesce a raccogliere i risultati sperati. Adesso interviene anche l’alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea Kaja Kallas, che “in un’intervista a Repubblica ha spiegato che il presidente americano Donald Trump ‘potrebbe davvero porre fine a questa guerra in brevissimo tempo facendo pressione sulla Russia. La pressione invece è sull’Ucraina”. Forse, la delega alla Politica estera dell’Unione europea è tra quelle più complicate e difficili da gestire. Ma tant’è, l’alto commissario ha ribadito la necessità di un impegno maggiore del presidente americano, forse troppe volte più propenso a scagliarsi contro Kiev. “La Russia non è un Paese democratico e Putin è un dittatore. Ma io non ho paura delle loro minacce” ha poi dichiarato Kallas.

BlitzQuotidiano

Honda, pronta a trasferire la produzione della Civic dal Giappone agli Stati Uniti

La politica commerciale dei dazi ha provocato un terremoto di alta intensità nei mercati mondiali. E gli effetti immediati ci sono stati tutti, politici e commerciali. Trump, tra le altre cose, cerca di riportare la produzione industriale negli Stati Uniti, e qualcosa, in questa direzione, si sta muovendo. Honda ad esempio sembrerebbe essere pronta a spostare parte della produzione negli Usa. Lo si legge in questo articolo uscito sul Corriere della Sera, secondo il quale la casa giapponese sposterebbe la produzione del modello Civic con motore ibrido dal Giappone al suo stabilimento in Indiana negli Stati Uniti, “nel tentativo di mitigare l’impatto delle politiche tariffarie del presidente Donald Trump”. La casa auto ha spiegato di ritenere opportuno trasferire la produzione del modello, attualmente assemblato nello stabilimento della prefettura di Saitama, a nord di Tokyo, negli Stati Uniti, considerando l’elevata domanda e popolarità della Civic in quel Paese”.

CorriereDellaSera

Trump si scaglia ancora contro l’Università di Harvad

Per Donald Trump non c’è solo la guerra commerciale dei dazi scatenata contro tutto il mondo. Nel suo mirino sono entrate anche le università americane, accusate di non seguire le nuove direttive date dalla Casa Bianca. Lo scontro ha già superato il livello di allerta, ed è sfociato nel muro contro muro. Le ultimissime dichiarazioni del tycoon non lasciano sperare a niente di buono nemmeno per il futuro. “Harvad non può più essere considerata un luogo di studio dignitoso e non dovrebbe essere inclusa in nessuna lista delle migliori università o college del mondo” ha dichiarato su Truth, la piattaforma social di sua proprietà. Ma il presidente americano è pure andato oltre, aggiungendo che “Harvard è una barzelletta, insegna odio e stupidità e non dovrebbe più ricevere fondi federali”. Parole di fuoco, che alzano la temperatura. Ma Harvad non è sola, a suo fianco anche la Columbia University.

Ansa

 

Anche la Bialetti venduta ai cinesi

E poi arriva la realtà, quella che molte volte denuda la politica italiana. Bialetti venduta ai cinesi. Un altro simbolo del Made in Italy che se ne va. Sul Fatto Quotidiano si legge che l’accordo è stato fatto con il fondo lussemburghese Nuo Octagon, controllato dalla famiglia cinese Pao-Cheng. Il closing entro giugno 2025”. Bialetti è solo l’ultimo dei marchi che ‘ci hanno lasciato’, ormai la tendenza è in atto, c’è poco da fare. “Per gli storici dell’economia magari sarà solo un puntino nel piano discendente tracciato dal declino industriale italiano. Eppure, almeno nell’immaginario collettivo, è forte l’impatto del passaggio di Bialetti in mani cinesi”. Il declino dell’industria italiana segna la fine di un’epoca, ma quel che deve far pensare è che questo fenomeno coinvolge anche piccole realtà, come ad esempio il bar storico di una qualsiasi cittadina della provincia italiana. Bialetti e gli altri sono solo la manifestazione più evidente del fenomeno.

ilFattoQuotidiano